Tiburtina Valeria
La via Tiburtina Valeria: un ponte verso l’Abruzzo.
La Tiburtina Valeria deve il suo nome al luogo di destinazione, cioè Tivoli (in Latino “Tibur”) ed al primo console che la fece pavimentare.
Fatta costruire dal console Marco Valerio Massimo Potito, attorno all’anno 286 prima di cristo (467 Ab Urbe Condita), aveva il suo punto di inizio nell’attuale area di Piazza Vittorio, di fronte al monumentale “Ninfeo di Alessandro”, mostra e castellum aquae dell’acquedotto Claudio, o dell’Anio Novus.

Il ninfeo di Alessandro (noto come trofei di Mario) in Piazza Vittorio oggi ed in una ricostruzione dell’archeologo Gatteschi
Di questo monumento, di forma trapezoidale, meglio noto come “Trofei di Mario”, rimangono in loco copiosi resti di murature, mentre le decorazioni marmoree furono trasportate sul Campidoglio per ornare, dal 1590, la balaustra della cordonata michelangiolesca. I due trofei non appartengono però all’epoca di Mario ma sono bensì riferibili all’imperatore Domiziano, di cui celebrano le vittorie nei confronti di Catti e Daci, nell’anno 89 d.c.
Fu solamente in seguito alla costruzione delle Mura Aureliane, nel terzo secolo, che l’inizio della strada venne situato a Porta Tiburtina. La strada, che fu restaurata tra il 48 ed il 49, nel suo secondo tratto, dall’imperatore Claudio, collega ancora oggi la capitale con Tivoli, Avezzano, Chieti e Pescara.
Questa arteria, che seguiva il tracciato naturale sfruttato fin dei tempi preistorici per la transumanza, venne, come tutte strade romane, utilizzata per fini militari, per diventare in seguito, la strada che molti nobili romani utilizzavano per raggiungere i loro luoghi di otium e di villeggiatura. L’area di Tibur era infatti, dopo quella di Tusculum, una delle più apprezzate dall’aristocrazia romana per la costruzione di ville, valga a proposito l’esempio della dimora del poeta Orazio, presso Licenza.
La via Tiburtina, che oltre alle città citate attraversava altri centri come Varia (Vicovaro), e Carsioli (vicino l’odierna Carsoli), fu prolungata, nel 350 a.c. fino all’antichissima città Equa di Alba Fucens, e successivamente, attraverso la pianura del Lacus Fucinus, fino al cuore dell’odierno Abruzzo.
Fu elevata a strada “consolare” da Marco Valerio Massimo nel 284 a.c. e prolungata fino Teate (città dei Marrucini, odierna Chieti), ed Ostia Aterni, l’odierna Pescara, che per questo divenne un importante porto in età augustea.
La consolare, che nel suo tratto più vicino alla città sarebbe stata una delle prime ad essere investita dall’urbanizzazione (il quartiere di San Lorenzo sorse infatti già tra il 1884 ed il 1888), riprese una certa importanza nei secoli del Grand Tour, quando iniziò ad essere percorsa da viaggiatori ed artisti, desiderosi di visitare non solamente la celebre ed importantissima città di Tivoli, ma anche i centri minori della zona e le imponenti vestigia romane dei ponti e dei numerosissimi acquedotti della regione.
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